Covid19, Soldi ai Comuni o Scarica Barile?

Iniziamo dalla definizione di  Fondo di Solidarietà Comunale altrimenti rischieremmo di non comprenderci fino in fondo. Non si tratta solamente di affermare che le misure poste in essere dal Governo non sono idonee per resistere alla crisi impostaci dal coronavirus, ma di comprendere dalla cronaca e dai fatti, come mai queste misure non sono risolutive, e perchè ci sono state comunicate in modo, a dir poco confusionario.

Il Fondo di Solidarietà è lo strumento attraverso il quale lo Stato centrale realizza un prelievo delle risorse (standard) di gettito IMU per effettuare una redistribuzione attraverso un meccanismo perequativo.

Il Fondo di Solidarietà è finalizzato a assicurare un’equa distribuzione delle risorse ai comuni svolgendo una funzione di compensazione delle risorse storiche e di perequazione determinata dalla differenza tra fabbisogni e standard e capacità fiscale.

Tale fondo è istituito dal 2013 e fa parte delle entrate che gli Enti, che approvano il bilancio di previsione nei primi mesi dell’anno, già considerano all’ interno delle proprie attività di contabilità.

I 4, 3 miliardi che Conte annuncia di inviare ai Comuni non sono altro che un buon anticipo di una somma già prevista e stanziata. Nulla di più, nulla di nuovo, se non un prelievo anticipato. Per farla ancor più semplice è come se ad un operaio, per affrontare delle spese urgenti e non previste, il datore di lavoro anticipasse qualche stipendio.

Queste risorse saranno, senza dubbio, necessarie per assistere i casi più gravi, ma non risolvono, bensì posticipano i problemi rimandando le scelte coraggiose di cui la nostra economia e le nostre famiglie hanno estrema necessità.

L’effetto mediatico dei 4,3 miliardi di euro ai Comuni aggiunti ai 400 milioni che saranno allocati ai Comuni per i buoni spese ha fatto brillare gli occhi a moltissimi italiani che ascoltando il Presidente del Consiglio hanno veramente creduto che “nessuno sarà lasciato solo”.

Ho trovato molto scorretto il sistema di comunicazione di Conte e della sua squadra, non solo perchè si utilizzano canali non ufficiali in orari particolari, ma perchè si tende ogni volta, con eccesiva retorica, a dare dei messaggi istantanei poco utili e legati ad una incertezza di posizionamento che si traduce in micro interventi giornalieri la cui somma non sarà mai lo tsunami di cui la nostra Nazione ha bisogno.

E poi i 400 milioni ai Comuni per i buoni spesa. Meglio di niente, ma in cosa si traduce questo contributo? Senza ricamarci troppo intorno è molto semplice comprenderlo. Nel testo del dpcm sono previsti buoni da 300 euro (una tantum) per una cifra che si determina in base agli abitanti del Comune.

Un Comune da 30 000 abitanti riceve 50 mila euro di contributo. Se dividiamo la somma dei 50 mila euro per l’importo del buono si produce il risultato di poter supportare 166 famiglie su 30 mila abitanti.

Nel dispositivo di legge si evidenzia come tale nuovo bonus non dovrebbe essere cumulabile con altri bonus già percepiti, ma non si tiene conto del come sono mutate le condizioni di migliaia di famiglie.

Nel fare una veloce rassegna stampa ho notato che i giornali, quasi tutti, parlano di nuovi poveri. Si, i nuovi poveri! tutti coloro che hanno perso il posto di lavoro e già il 27 marzo non hanno visto accreditato il proprio mensile. Va ridefinita, in fretta, la platea dei possibili beneficiari e vanno riscritte le regole di ingaggio che non possono più essere quelle dettate dalla burocrazia del modello ISEE o legate esclusivamente al nucleo familiare.

Un Comune con 70 mila abitanti riceve un contributo di 80 mila euro che diviso per 300 euro, quota stabilita per il buono spesa, equivale al supporto di 266 famiglie. E’ sufficiente?

Questa iniezione di denaro nelle casse comunali permetterà, forse, ai Sindaci di dare risposte per un mese. E dopo? E gli affitti da pagare? E le bollette? E i posti di lavoro?

Il quadro, non politico, ma reale e legato ai numeri, lo affermo senza presunzione, è quello descritto e purtroppo non ce ne sono altri. Il Governo avrebbe potuto aiutare i Sindaci stanziando somme importanti e straordinarie e non avvalendosi di essi esclusivamente come uni strumento sul quale scaricare la rabbia dei cittadini.

W L’ITALIA!

Andrea Volpi